le poesie


E nottetempo la gente…

(Da: “Medicamenta e altri medicamenta”)

E nottetempo la gente si arrappa,
s’ingrifa, al serra serra si disgroppa.
Ah… eh… ah… bada ansimare… di tappa
in tappa svelta s’accoppia, s’aggroppa.

Ponte sui sensi, avendoli, s’acchiappa
con mutua trappola, greve s’intoppa
fino allo scoppio… gioca a stringichiappa
a strappa strappa e a cervello di stoppa

por toppa… E intanto la notte le scappa
da razionalità antidotata
e imperata… Io dolente, in gola un groppo,

il mio universo di assenze e la mappa
dei miei giorni ridesti mi sciroppo,
di pensamento in abuso incappata.

La stessa rigirata
d’angoscia in margine all’esiguo e al troppo:
il succo della notte invero allappa.

Terra alla tcrra…

(Da: “Cento Quartine”)

Terra alla terra, vieni su di me:
voglio il tuo vomere nella mia terra,
fiorire ancora traboccando e
offrire il fiore a te, mio cielo in terra.

Osceno e sacro…

Osceno e sacro l’amore delibera
stessa sede per sé e per gli escrementi.
Se non mi leghi io non sarò mai libera,
né casta mai se tu non mi violenti.

Ci dava la prigione del destino
solo qualche ora d’aria per l’amore
che per destino ha solo il suo declino.
Si aspetta e si riaspetta e poi si muore.

Dài, maledetto! Amore, dài, sii buono,
rimetti insieme tutte le mie tessere
per farmi essere quella che sono
e che ancora non ho potuto essere

Così: una e molteplice, infinita
negli insiemi infiniti della mente,
e cripta di reliquie in morte e in vita,
io solo questo so: che non so niente.

Giura che…

(Da: “Cento Quartine”)

Giura che mi terrai nuda e legata
per una notte intera, a luci spente;
che se mento sarò martirizzata
a mezzogiorno, irrevocabilmente.

Donna bambina

(Da: “Medicamenta e altri medicamenta”)

Donna bambina ma di troppe brame
o donna di dolori e di buriane,
sempre presa da trippe e budellame,
non so uscire dal buio stamane,

dal cavo della mia notte catrame,
tra geli duri e colpi di caldane,
e sollevarmi e via con voglie grame
fingendo quieti, cose lievi e piane,

per i giorni di guerra e bulicame
e per predar le prede piene e vane,
e a vedere come senza esche o trame

poco lega l’amoroso legame…
Oh cuore che mi caschi! Che rimane?
un annientato niente. E ho anche fame.

Nel luglio altero, lui tenero audace

(Da: “Medicamenta e altri medicamenta”)

Nel luglio altero, lui tenero audace,
sensualmente a me lanciava da là:
prima di sera io ti scopo. Ah.
Fra trafficar di sguardi dove pace,

dove l’incompenetrabilità…
dove il tempo in quest’ombra… Lui tace
in un empio silenzio a farne fornace.
Poi apri, m’intima, apri… più dentro già

si spinge con suo tal colpo segreto.
Umidore, pare bacio di calore
su ammucchiarsi d’umano, alto m’accappia.

O inverni e lirici slanci (con metodo).
Mi sale… mi scende… io come granata
esplosa, contusa, to’, che si sappia.

Ricordi

(Da: “Cento quartine”)

Adesso mi riaffiorano i ricordi:
ricordi d’uomini, di primavere,
di estati… Ahia! Tu non baci , mordi!
… La prima mano per il mio sedere.

Il vostro sguardo…

(Da: “La tentazione”)

“Il vostro sguardo insolente dovrà
chinarsi… Voi, bastardi tracotanti,
l’alba che viene tutti squaglierà!”

“Si squaglieranno solo i tuoi amanti
in quell’alba che tutti i sogni smura,
goffi fra tremiti e vene, spïanti

lì per giocarti, per farci paura.
So che lo sai…” “Non so nessuna cosa,
puliscimi la tua slumacatura.”

“Come sei altera e disdegnosa!
Sconcialtela così che me la prenda
e disbrami la voglia che mi posa.”

Poi col le reni in una morsa orrenda,
“Or godi e taci, or… ti resti dentro”.
E mi convien tacere, per ammenda.

“Vedi come veloce in te m’inventro,
vedi come lo vuoi e tieni tutto,
vedi che piangi umore dal tuo centro…

ecco rientro, e coli dappertutto.
Via di qui, voi, che più non mi resiste,
in piacere si volta il suo gran lutto.”

Altra doglia e delizia insieme miste
intorno ad un calore ch’io non so
m’ingolfavano il cuore e fu ben triste

venire a resa pur gridando “No!”,
per fame di carne grassa di grasso
e sangue.. e per mia scusa che dirò?

“Sento l’alba salire passo a passo,
con lei ti lascio, anima confusa;
il tuo cielo ho innalzato ch’era basso

e più non fonderai come ti ho fusa
fuor dei denti di ieri e di domani.
Se la vista del sole non ti è chiusa

vinca tua guardia i movimenti umani!”
E tu, alba, giungi ben tardi e greve,
se ancora par che tocchino le mani

e il ventre palpita geme e beve
dalle sue vene salive segrete…
Questo è il mio schifo, il mio dover tra breve

tirarmi su, venir dove voi siete,
vere ombre e fantasmi e larve vere.
Odio voi, odio il giorno e la sua rete,

ma nel mio buio so quasi tacere.

Vieni, entra e coglimi

Vieni, entra e coglimi, saggiami provami…
comprimimi discioglimi tormentami…
infiammami programmami rinnovami.
Accelera… rallenta… disorientami.

Cuocimi bollimi addentami… covami.
Poi fondimi e confondimi… spaventami…
nuocimi, perdimi e trovami, giovami.
Scovami… ardimi bruciami arroventami.

Stringimi e allentami, calami e aumentami.
Domami, sgominami poi sgomentami…
dissociami divorami… comprovami.

Legami annegami e infine annientami.
Addormentami e ancora entra… riprovami.
Incoronami. Eternami. Inargentami.

Mi dispero

Mi dispero perché non ho parole
che ad attrarti e tenerti sian ventose,
né ad impaurirti parole-pistole
del pari del vetriolo perniciose;
non ne ho, per colpirti, come mole,
attive, maledette e contagiose,
neanche ne ho armate e di gran mole,
o lievi, per sfiorarti, voluttuose,
e termometriche, o anche al tornasole,
d’intimità segrete in più curiose,
di contese, in riserve nere, spose
al piacere;
nemmeno di insidiose
ne ho, quelle che ho in cuore sono esplose,
e non lasciano mai intatte le cose.

In questa maledetta notte…

(Da: “La tentazione”)

In questa maledetta notte oscura
con una tentazione fui assalita
che ancora in cuore la vergogna dura.

Io così pudica, così compita,
vedevo un uomo a me venire piano
e avvolgermi quasi avido la vita;

un altro ne veniva e con la mano
oh delicatamente lui mi apriva,
e un altro e un altro e un altro ch’era vano

a guerra apparecchiarmi d’armi priva
già incatenata, e senza una catena,
nel tempo che la vita non par viva.

“Non vuoi? piccola piccola sirena…”
Posso io non volere e star da lato?
“Oh lasciatemi!” e respiravo appena,

il cuore dalla sua sede saltato.
Con cento mani vinte le mie braccia
Tutte le ossa mi avevano contato,

ad ogni cavità davan la caccia;
nel denso, nelle viscere spremuta,
in una tomba di carne che schiaccia

e macina e mette al niente… perduta.
Che mai feci, che mai feci mio Dio?
Mercè, pietà, perdono, chi mi aiuta?

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